Cinema in italiano - Final Portrait
Articolo - Cinema in italiano - Final Portrait
Parigi, 1964. L'artista svizzero Alberto Giacometti gode di successo indiscusso, ma questo non lo distoglie da una vita disordinata, sempre ai limiti della decenza e dell'igiene. Giunto nella capitale francese, lo scrittore americano James Lord gli commissiona un proprio ritratto. L'uomo pensa sia questione di pochi giorni ma - data la natura mercuriale di Giacometti - l'opera diventerà un'impresa nel tempo e nella pazienza del giovane. Dopo una ventina di giorni Lord ripartirà con il quadro, rimasto inevitabilmente incompiuto.
L'incompiutezza è nella natura dell'arte. Ne era convinto Alberto Giacometti che trascorse l'intera sua esistenza a fare e disfare le proprie opere, senza mai ritenerle soddisfacenti.
Stanley Tucci, al suo quinto lungometraggio da regista, raccoglie le suggestioni del grande scultore e pittore condividendole in un film totalmente devoto alla ciclicità del processo creativo. Alla base del soggetto il diario di James Lord, "A Giacometti Portrait", in cui l'americano descrisse nei minimi dettagli quei 18 giorni trascorsi con Giacometti nel suo atelier parigino.
L'intenzione di Tucci è evidente fin dalla prima inquadratura, incorniciata nel bianco di una personale sull'artista dove egli compare seduto in atteggiamento depresso ai piedi del suo cognome autografato sulla parete: ciò che apparirà sul grande schermo è il tentativo di catturare un frammento del classico binomio contaddittorio di genio riconosciuto e impenitente sregolatezza. Giacometti si rivela nello sguardo di Tucci quale c reativo totale, artigiano maniacale e paranoico, instabilmente lucido e maledettamente inaffidabile come uomo. Il contraltare è l'eleganza ordinata del borghese moderno, dello yankee bello come un top model, vera e propria stravaganza nel Caos ontologico dell'atelier giacomettiano.
Data
giovedì 8 agosto 2024
Luogo
cinema Scala, via Maistra 29, St. Moritz
Orario
20.30
Prezzo
20 ChF per i non soci Pgi, 16 ChF per i soci Pgi