La Pgi contro la marginalizzazione del Grigionitaliano e della lingua italiana nella formazione professionale di base | Pro Grigioni Italiano

La Pgi contro la marginalizzazione del Grigionitaliano e della lingua italiana nella formazione professionale di base

Articolo - La Pgi contro la marginalizzazione del Grigionitaliano e della lingua italiana nella formazione professionale di base

Dopo la deludente decisione dello scorso anno di dare priorità alla lingua inglese anziché alle lingue cantonali nella formazione delle impiegate e degli impiegati di commercio, lasciando pressoché inascoltati gli appelli giunti da più parti, nuovi segnali poco rassicuranti per il futuro del Grigionitaliano e della difesa e promozione della lingua italiana nel Cantone si sono manifestati nelle ultime settimane. 


Il primo e più urgente segnale si è levato nell’ultimo mese dalla Scuola professionale di Poschiavo (SPP). Questa è l’unica scuola professionale del Cantone attiva nel Grigionitaliano e offre oggi un percorso formativo in lingua italiana per nove professioni; da diversi anni gli iscritti sono all’incirca un centinaio. Secondo un comunicato stampa diramato dalla stessa SPP, l’Ufficio della formazione professionale ha recentemente avvisato la scuola che sette delle nove sezioni oggi attive potrebbero essere in futuro a rischio a causa del numero insufficiente d’iscritti. Stando alle dichiarazioni rilasciate dall’Ufficio cantonale, l’annuncio è stato dato nell’ambito di una procedura di consultazione che coinvolge tutte le scuole professionali di base del Grigioni e non sono previste risoluzioni immediate dei vigenti accordi quadriennali sottoscritti con le stesse. Tali dichiarazioni sono da un lato rassicuranti, ma non scongiurano in futuro la minaccia che grava sulla SPP, la cui chiusura o il cui drastico ridimensionamento costringerebbe gli apprendisti a seguire la propria formazione in lingua tedesca in altre scuole del Cantone (Coira e Samedan) o fuori Cantone oppure in lingua italiana nel lontano Canton Ticino. Ciò avrebbe gravi conseguenze, anche dal punto di vista economico e socio-demografico: si tratta di aspetti che una concezione della politica linguistica lungimirante e non restrittiva dovrebbe tenere in seria considerazione. Il principio dell’«offerta decentrale» di scuole professionali di base iscritto nella legge deve senza dubbio tenere conto anche dell’aspetto linguistico in aggiunta al criterio della distribuzione regionale, oggi peraltro già sempre più esigua. L’offerta formativa professionale di base in lingua italiana dovrebbe, anzi, essere rafforzata.

A poca distanza dal grido d’allarme lanciato dalla SPP, a deludere in parte nei contenuti e a suscitare sospetto per la tempistica di pubblicazione prescelta è anche l’esito di una ricerca affidata diversi anni fa dal Governo all’Alta scuola pedagogica dei Grigioni, i cui risultati – invero scontati da decenni, persino da secoli, per chi conosce le realtà grigionitaliane – sono stati sintetizzati nel seguente modo: «gli apprendisti di lingua italiana» del Cantone o, meglio, gli apprendisti valposchiavini e bregagliotti (la quasi totalità degli apprendisti moesani frequenta infatti la scuola in Ticino e non è stata perciò coinvolta nella ricerca, pregiudicandone largamente i risultati) «sono consapevoli dell’importanza di disporre di buone conoscenze di tedesco», considerano un’opportunità la possibilità di migliorarle, «ampliando il potenziale futuro territorio di ricerca di un lavoro», e sono perciò «motivati a svolgere la formazione professionale di base nel Grigioni di lingua tedesca». Tutto lascerebbe dunque credere che – nonostante qualche difficoltà iniziale e grazie a qualche possibile aggiustamento per facilitare il loro percorso – non ci sia alcuna doglianza di discriminazione da parte delle apprendiste e degli apprendisti delle «valli meridionali» (espressione geografica, peraltro imprecisa, con cui si tende a celare l’identità linguistica) per la situazione che li obbliga in larghissima parte a proseguire il proprio percorso formativo in lingua tedesca e lontani dalla regione in cui sono cresciuti. Il motivo è molto semplice: la questione principale è stata tralasciata, evitando così di dover tenere conto delle risposte. Infatti, se è pur vero che quasi il 65% degli intervistati ha dichiarato di ritenere importante la conoscenza del tedesco per il proprio futuro professionale (e nessuno nell’intera Svizzera metterebbe in dubbio tale pensiero), è anche vero che oltre la metà di loro ha dichiarato che nella regione in cui vive non esiste una scuola professionale per il mestiere prescelto. Le vere, altre domande da porre avrebbero dunque dovuto essere: «Se fosse data la possibilità di frequentare la scuola in italiano, quale sarebbe la tua scelta?»; «Se fosse data la possibilità di frequentare una scuola bilingue, quale sarebbe la tua scelta?»; «Se fossero date entrambe le possibilità, quale sarebbe la tua scelta?».

A questo punto è necessario chiarire che il motivo principale per cui il Cantone ha commissionato la ricerca – fa stato il testo della decisione governativa – non ha primariamente fondamento nella costatazione di una discriminazione materiale o, perlomeno, percepita dalle apprendiste e dagli apprendisti grigionitaliani, bensì nella questione di una presupposta inadeguatezza delle loro competenze nella lingua tedesca per completare con successo gli studi. Detto in altre parole si trattava soltanto di stabilire se vi è necessità di aiutare i giovani grigionitaliani ad adeguarsi alla loro situazione di minoranza, e in quali forme ciò potrebbe essere possibile. Prendendo atto del rapporto dell’Alta scuola pedagogica, il Governo cantonale ha peraltro omesso di tenere conto dell’alto valore attribuito dagli studenti intervistati ad alcune possibili misure di sostegno, come la possibilità di avere a disposizione strumenti di traduzione durante le lezioni, di scrivere il lavoro finale in italiano, di poter rispondere alle prove scritte in italiano ecc.


La Pgi auspica che tutte le forze politiche reagiscano in modo compatto di fronte alla penalizzazione delle regioni del Grigionitaliano e alla marginalizzazione dell’italiano nel settore della formazione professionale di base. Sviluppare competenze plurilingui nelle lingue cantonali è certamente importante per i giovani grigionitaliani, ma lo è anche per i giovani del Grigioni tedescofono: non può essere diffusa e incoraggiata l’idea di una subalternità dell’italiano rispetto al tedesco né l’importanza della conoscenza del tedesco può essere subordinata all’importanza di un’«offerta decentrale» nella formazione professionale ragionevolmente vicina ai luoghi di residenza e di lavoro. Ne va non solo del futuro linguistico, ma anche del futuro economico e sociale di gran parte del nostro Cantone.


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